Tradurre i nostri pensieri

Vi è mai capitato di pensare qualcosa che non sapevate esprimere a parole, neanche a voi stessi? Un’emozione, una sensazione, così forte o strana da sapere a stento cosa fosse? Il tema di questo articolo riguarda la traduzione: non come materia interlinguistica, da una lingua all’altra, ma infralinguistica: sto parlando dell’arte di tradurre nella nostra stessa lingua. Quando parliamo con qualcuno di vicino  a noi, solitamente usiamo la nostra lingua madre. Tuttavia, il peso che diamo alle parole (E ad alcune parole in particolare) e quello che ci dà il nostro interlocutore non è quasi mai lo stesso. Ciò è meno visibile con parole che riguardano oggetti fisici, come “casa” o “auto”, ma è tremendamente palpabile con altre parole: “Amore”, “Odio”, “Ribrezzo”, e così via: a volte ci sembra che la gente usi questi vocaboli a sproposito, semplicemente perché abbiamo a disposizione la stessa lingua, che è limitata e limitante, per esprimere una gamma quasi infinita di pensieri e stati d’animo. Così, parlando di “Odio” con qualcuno, potremmo non intendere la stessa cosa, e potrebbero esserci infinite incomprensioni.

Anche quando pensiamo, lo facciamo nella nostra lingua. Quindi è inevitabile “assegnare” a uno stato d’animo “x” il vocabolo “y”, per poter dire, o pensare, per esempio “Sono triste”. Quest’operazione la facciamo a livello quasi inconscio, e quindi istantaneo, ma andrebbe presa con le pinze: ci sono pensieri che sono quasi inesprimibili, a noi stessi o agli altri, usando i vocaboli della nostra lingua. Come se essa ci “stesse stretta”, ci limitasse. Bisogna dunque interrogarsi più profondamente su come esprimere ciò che vogliamo dire a noi stessi e agli altri. Bisogna che le parole che leghiamo ai nostri pensieri non siano soltanto etichette assegnate a caso, ma siano scelte ragionate.

Ciò può aiutarci molto sia a capire meglio noi stessi, che a interloquire meglio con gli altri: se riflettessimo di più sulle parole che usiamo, probabilmente rischieremmo meno di ferire qualcuno durante una conversazione, o saremmo più bravi nel farci capire da un’altra persona. Quando una parola non basta per esprimere ciò che pensiamo, allora non badiamo a spese e usiamo una frase, un discorso, se serve. E se ciò ancora non basta, inventiamo nuove parole. Perché se finissimo con l’esprimerci con parole che non ci riflettono, non sarebbe esprimere noi stessi, ma qualcosa che non ci riguarda.

 

 

Poeta della Serra

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