Per quanto sembri strano, scrivere sulle banconote non comporta alcun tipo di sanzione, al contrario della distruzione delle stesse, che rappresenta un reato grave. Tuttavia, le banche potrebbero rifiutarsi di accettare banconote troppo alterate da eventuali scritte. Per questo motivo, la stesura dei miei Money Poetry è molto limitata, nel senso che scrivo su poche banconote, per evitare di mettere le banche e i loro clienti in difficoltà. Inoltre, le poesie che scrivo sul denaro contante sono molto piccole, per preservare l’utilità della banconota e fare in modo che la banca non la rifiuti. Del resto, se alterassi troppo le banconote nessuno le vorrebbe, e la circolazione di poesia tramite contanti non potrebbe aver luogo.
Questo particolare modo di diffondere la poesia ha, per me, un grande valore di sfida nei confronti del sistema bancario: si è normalmente portati a pensare che i soldi siano un mero modo di garantire il commercio, guardando a essi solo come strumenti utili a tale scopo. Scrivere poesie sulle banconote vuol dire capovolgere questo punto di vista, facendole diventare un veicolo d’arte, esattamente come i muri delle città o come il web. Molto spesso si guarda all’utilità che il denaro procura alla nostra vita “esteriore”, permettendoci di acquistare beni di prima necessità e, quindi, di sopravvivere. Con la Money Poetry il denaro diventa utile anche alla vita “interiore”, riuscendo a far scaturire nel lettore un pensiero, un’emozione o un sentimento, facendolo “vivere”.
Poeta della Serra