Nella storia della letteratura italiana ci sono poesie che possono essere considerate vere e proprie pietre miliari. Alcune di esse risalgono a tempi lontani, altre sono più recenti. Come è possibile che una poesia resti fruibile dopo centinaia di anni? Come si può, dopo quasi un millennio, comprendere una poesia, lasciare che essa arrivi limpidamente al nostro cuore?
La risposta è semplice: con il lessico giusto. La poesia italiana è costellata di opere quasi incomprensibili ai giorni nostri, perché presentano un lessico troppo aulico, ricercato o, più semplicemente, circoscritto al loro tempo. Due esempi metteranno più chiaramente in luce quanto sto dicendo: il primo è la poesia di Giosuè Carducci, primo autore italiano a vincere il Nobel per la letteratura. Egli ha scritto, nel diciannovesimo secolo, centinaia di poesie ma, a poco più di un secolo e mezzo dalla loro stesura, io credo che solo poche di esse siano pienamente comprensibili ai lettori di oggi e, per tal motivo,credo che esse fatichino ad arrivare al cuore dei fruitori.
Al contrario, altre sue poesie, come la celebre “San Martino” sono diventate fra le poesie italiane più lette. L’abisso che separa, in tal senso, alcune poesie di Carducci dalle altre riguarda, a parer mio, il lessico utilizzato in esse. In “San Martino”, le parole che il poeta usa sono per lo più di facile comprensione, e ciò ha permesso alla poesia di essere comprensibile ai più, arrivando ai giorni nostri. Il lessico è indubbiamente una delle armi più potenti degli scrittori, ed essi possono servirsene in vari modi: si può scegliere un lessico oscuro o aulico, per dare alla poesia un tono di mistero, o un tono solenne.
Il secondo autore che prendo come esempio è Cecco Angiolieri, poeta fiorentino vissuto nel tredicesimo secolo. Cecco ha scritto molti sonetti in volgare fiorentino, lingua destinata a diventare particolarmente importante. Fra i sonetti più conosciuti dell’autore, spicca indubbiamente “S’i’ fosse foco”. Il motivo di tanta fortuna, a mio parere, è da legare all’impiego di termini di una facilità estrema, che hanno permesso al sonetto di “preservarsi” per quasi mille anni, arrivando sino a noi in maniera totalmente comprensibile. Al contrario, altri suoi sonetti, seppur molto belli, hanno faticato ad affermarsi nella memoria comune, proprio per il loro lessico maggiormente articolato. Per questo io credo che il lessico semplice aiuti le poesie a restare vive, anche dopo molti anni, rendendole accessibili a più persone.
Poeta della Serra